Cento anni prima della fondazione di Akragas, coloni provenienti da Rodi e Creta si stabilirono nei territori dell’attuale Gela. Intorno al 580 a.C. gli abitanti di Gela, insieme ad altri coloni arrivati ancora da Rodi e Creta, si spinsero ad ovest fino alla foce di due fiumi, l’Akragas e l’Hypsas, che abbracciano un territorio come a proteggerlo: un territorio che vedeva due colline a nord degradare dolcemente a sud, verso una fertile vallata, delimitata dalla cresta di una terza collina, che correva parallela alla costa, distante 3 km. Una posizione strategica che consentirà alla futura Akragas di essere difesa da attacchi esterni, di dominare tutta costa e curare i rapporti commerciali con la madrepatria greca.
Lo sviluppo e la crescita militare della nuova colonia furono molto rapidi, grazie anche ai tiranni che ne ressero le sorti già nei primissimi anni dalla fondazione. In questo contesto va sicuramente ricordato Falaride, passato alla storia come uno dei tiranni più crudeli ed efferati della storia di Akragas, salito al potere usando strategie e inganni. Da subito Falaride avvia un campagna di espansione dei territori akragantini, spingendosi sia verso est, verso ovest e verso nord fino ad Himera, a cercare uno sbocco sul Tirreno. La tradizione tramanda la sua figura come quella di un tiranno crudele, al punto da bruciare i suoi nemici all’interno di un toro cavo di bronzo, commissionato all’artista Perillo. Quest’opera era stata dotata di un marchingegno che faceva risuonare le grida di dolore delle povere vittime come il muggito di un toro vivente! Si racconta anche che il primo a “testare” questo congegno fosse stato proprio Perillo, arso vivo dentro la sua stessa opera!
E’ quindi un periodo di grande fermento economico, la città è florida e gode di alto prestigio. Akragas viene dotata di una possente cinta muraria, lunga quasi 13 km, intervallata da porte che davano accesso alla città; una fortificazione quasi completamente ricavata dalla cresta della collina, a sud della valle, che invece ospitava le abitazioni. Siamo nel pieno del VI sec. a. C. E’ in questi anni che, molto probabilmente, si comincia anche a lavorare al tempio di Eracle, il primo di una serie di templi che si ergeranno lungo la collina, a corona della città, quasi a chiuderla e difenderla insieme ai templi sull’acropoli, a nord del territorio.
Sulla fine della tirannia di Falaride ci sono varie versioni: alcune fonti riferiscono che il crudele tiranno abbia trovato la morte lapidato dai suoi stessi concittadini; altre riportano che fosse stato arso all’interno del toro di bronzo; altre ancora ci dicono che la sua fine avvenne per opera di una congiura ordita da alcuni esponenti della famiglia degli Emmenidi, la stirpe del futuro Terone, il tiranno illuminato e benvoluto da tutto il popolo, che porterà Akragas ad essere una delle città più ricche ed importanti dell’isola e che la doterà di quasi tutte quelle costruzioni monumentali, i cui resti ancora oggi testimoniano lo sfarzo e la potenza di cui godette la polis lungo tutto il V sec.a.C.